Punta di Leppe (3305 m) - Valle di Cogne (IT)

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E’ venuto il momento di ritornare nel Grauson. E’ fresca l’aria di Gimillan, in questo mattino di inizio ottobre.
La brina ricopre i campi bruciati dalla siccità estiva, che perdura ancora adesso. Non si entra nel villaggio ma si passa a destra sulla strada asfaltata che dopo pochi metri incontra il sentiero che sale per i pascoli dietro le case. Il sole inonda già il vallone del Pousset, con i lariceti coloratissimi, la Grivola e le sue sorelle minori imbiancate di fresco mi inducono già a tirare fuori la macchina fotografica. Oggi sarà una gran giornata, il cielo è di un blu cobalto, non si vede l’ombra di una nuvola.
Il freddo ci induce ad accelerare il passo. Ci inoltriamo lungo il sentiero, che attraversa a mezzacosta il profondo vallone scavato dal torrente Grauson, scendiamo al ponte di Ecloseur, sempre nell’ombra, e risaliamo per gli opposti pascoli, nel silenzio più totale. Ecco l’Alpe Pila, con la sua sempre bella cascata. Ed ecco il favoloso bosco di larici, incredibilmente colorato, anche se non ancora illuminato dal sole.

Ed eccoci, finalmente, al tepore gradevole del sole di ottobre, siamo alla spalletta che precede l’Alpe Grauson Vieux. Una pausa è d’obbligo, mentre dietro di noi dominano Grivola e Gran Nomenon, e di fronte comincia ad apparire l’inconfondibile piramide della Tersiva. Ripartiamo subito, rituffandoci ben presto nell’ombra. Attraversiamo il torrente su un ponticello e ritroviamo presto il calore del sole. Proseguiamo lungo il sentiero, trai pascoli bruciati da gelo e siccità, mentre tutto il vallone del Grauson si apre davanti a noi, chiudendosi con la Grivola ed il lontano passo d’Invergnaux. Ecco al bivio: proseguendo per il sentiero principale andremmo verso i Laghi Lussert. Noi prendiamo la deviazione a destra, per il Lago Coronaz. Si sale per praterie. Si superano alcuni dossi, e si giunge in vista di un grazioso laghetto, nel quale si specchia l’imponente mole del Monte Grauson. E questo piccolo specchio d’acqua, non è altro che l’assaggio del più vasto e poetico Lago Coronaz, che si stende a 2701 m di quota, incastonato tra dolci declivi, chiazzati di neve biancheggiante, nel quale si specchiano la nostra Punta di Leppe e la Punta Garin. Di qui proseguiamo sul sentiero che si dirige  verso il Colle di Saint Marcel (29xx), lasciando sulla destra quello che porta al Colle di Laures. Proseguiamo fino al colle e da qui iniziamo la bella ma non banale (tutte le creste anche le più facili non sono banali) cresta che collega il Colle di Saint Marcel al Monte Vallonet (3098 m), al colle omonimo (3062 m). Davanti a noi s’innalza il ripido crestone erboso che conduce alla cima. I primi metri spezzano gambe e fiato. E’ davvero ripido, ma una traccetta, che percorre prima il filo di cresta, si porta poi sul detritico versante est. La vetta si avvicina, il panorama si fa sempre più ampio. Passiamo sotto la cresta che si fa rocciosa, e con marcia faticosa su mobile detrito arriviamo ad una specie di conca compresa tra tre puntine. Quella a destra, la più alta, è la Punta di Leppe. Eccoci in vetta. Da restare senza parole. Là, in fondo appare Cogne, con il prato di S.Orso. E poi ci sono tutti i colossi valdostani. Il Bianco, il Combin, il Cervino, il Rosa, il Grampa. Non manca nessuno all’appello. Il vicino Emilius copre parte del Bianco, ma il resto è uno spettacolo. Sulla pianura, oltre il Mont Glacier, si stende un tappeto di nubi. Qui sotto decine di laghi: i Lussert, il Coronaz, i fantastici laghi di Laures, incastonati come gioielli in mezzo a desolante pietraie. Le montagne hanno i classici colori d’autunno, con le prime spolverate di neve. Ci muoviamo dalla vetta molto tardi, sono quasi le tre del pomeriggio. Quasi scivolando sul detritico versante est siamo al colle. Di qui, scendiamo direttamente sulla conca del lago Coronaz. Rieccoci sulle sponde dello specchio d’acqua.
Alle quattro passate del pomeriggio siamo all’Alpe Grauson. Ci dissetiamo all’ottima fontana del casolare isolato che c’è sotto l’alpeggio. Silenzio. C’è così silenzio che fischiano le orecchie. Riprendiamo il cammino, mentre le ombre del pomeriggio si allungano davanti a noi. Ci fermiamo ancora all’Alpe Grauson Vieux, all’ultimo sole. La discesa prosegue, il vallone si fa poesia pura, i larici, illuminati dal sole pomeridiano esplodono in un caleidoscopio di colori.
E’ difficile descrivere ciò che si vede. C’è da restare senza parole, è come trovarsi di fronte ad un capolavoro del Louvre. Ti viene solo da ringraziare chi ci permette di vedere questa magnificenza di colori. Non badiamo neanche più alla stanchezza, che ormai si fa sentire, rapiti dalla bellezza e dalla solitudine del luogo. Rieccoci ad Ecloseur, la piccola risalita, il traverso a mezza costa. Poco prima di Gimillan uno sguardo verso la Valnontey, e verso l’ultimo raggio di sole che illumina di fredda luce il Colle Chamonin e la Punta di Ceresole. Ecco i prati, ecco le case, ecco Gimillan.








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