Shoah, il Giorno della Memoria Wiesel: "Ricordare servirà ai vivi"

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Le celebrazioni in tutta Europa. Ad Auschwitz i sopravvissuti con il primo ministro israeliano
Napolitano: "Una pagina carica di insegnamenti". Indignazione per le scritte antisemite a Roma
Il presidente del Congresso ebraico: "Attenzione all'Iran, Ahmadinejad come Hitler"
L'attacco di Teheran a Israele: "Arriverà il giorno della vostra distruzione"

TRATTO DA: La Repubblica
Shoah, il Giorno della Memoria Wiesel: "Ricordare servirà ai vivi"
Elie Wiesel alla Camera dei deputati
ROMA - Nel Giorno della Memoria l'Europa si è fermata per ricordare le vittime della Shoah. Dalla Polonia all'Italia, sono state tantissime le manifestazioni che hanno celebrato il 65esimo anniversario dal giorno in cui i soldati dell'Armata Rossa hanno liberato i prigionieri di Auschwitz-Birchenau, scoprendo gli abissi della crudeltà umana. Proprio ad Auschwitz si è svolta la cerimonia principale, cui hanno preso parte il primo ministro israeliano Beniamyn Netanyahu, il presidente della Polonia Lech Kaczynky, il premier polacco Donald Tusk e il presidente del Parlamento Europeo, il polacco Jerzy Buzek. Insieme a loro i sopravvissuti, sempre di meno con il passare degli anni, ma pronti a tutto pur di essere lì a lasciare il loro messaggio ai giovani: "Non dimenticate". E puntuale come non mai, è arrivato anche l'ennesimo attacco verbale a Israale da parte di Teheran: "Arriverà il giorno della vostra distruzione".

In Italia è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a presiedere le celebrazioni al Quirinale. "La Shoah - ha detto il capo dello Stato - è un'esperienza tragica carica di insegnamenti e di valori". A Montecitorio il presidente della Camera Gianfranco Fini ha ricevuto Elie Wiesel, ex internato ad Auschwitz e premio Nobel per la pace nel 1986. Nella notte sono apparse delle scritte antisemite in alcune vie della capitale, tra cui via Tasso, di fronte al Museo della Liberazione. Unanime è stata la condanna per un gesto che il sindaco della città ha definito "un'offesa senza pari al rispetto della dignità umana".
Le celebrazioni a Roma. "I diritti dei popoli sono inalienabili  -  ha detto Napolitano  -  e tra questi ci sono quelli del popolo ebraico e dello Stato di Israele a vivere in sicurezza: un impegno riconosciuto da tutti". Così il capo dello Stato si è rivolto al presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. Napolitano ha poi parlato della condivisione di "ideali comuni come la lotta per la libertà e per il pieno riconoscimento dei diritti dei popoli, e in modo specifico del popolo ebraico". 
Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini, rendere testimonianze della Shoah "non è solo il doveroso ricordo di nomi e storia", ma piuttosto "un presidio morale e civile affinché mai più accada che l'aberrante logica di un potere totalitario si abbatta sugli inermi, sugli innocenti, su interi popoli contro i quali decretare le discriminazioni più odiose per motivi di razza, di religione, di genere, di condizione sociale, in una folle progressione criminosa capace di raggiungere il genocidio".

Il Nobel per la pace Elie Wiesel. Nel suo intervento alla Camera Elie Wiesel  -  numero A7713 tatuato sul braccio ad Auschwitz  -  ha lanciato al mondo una domanda provocatoria, ma carica di speranza. "Volevano ad ogni costo uccidere l'ultimo ebreo sul pianeta. Oggi ci si potrebbe chiedere: perché la memoria, perché ricordare, perché infliggere un dolore tale?" Poi la risposta: "In fondo per i morti è tardi ma per i vivo no. Se non si può annullare il tormento, si può invece sperare, riflettere, prendere coscienza". Con una punta di amarezza, pensando che "neppure Auschwitz ha guarito il mondo dall'antisemitismo", ma anche con l'ottimismo di chi crede in una pace possibile tra israeliani e palestinesi.

Wiesel ha poi puntato il dito contro il governo di Teheran. "Ahmadinejad nega l'Olocausto e vuole distruggere Israele, che è uno Stato dell'Onu", ha detto il premio Nobel. "Andrebbe arrestato, portato all'Aja e accusato di crimini contro l'umanità". Rivolgendosi ai parlamentari e ai leader italiani, lo scrittore ha chiesto la firma di un disegno di legge che descriva l'attentato suicida come crimine contro l'umanità. "Questo non fermerebbe le mani degli assassini ma potrebbe fermare i complici", ha spiegato.

Le parole di Benedetto XVI.
 Quelli compiuti dalla Germania nazista - in particolare "l'annientamento pianificato degli Ebrei" - sono "crimini di inaudita efferatezza": orrori e tragedie frutto "di un cieco odio razziale e religioso", per i quali invocare l'intervento divino affinché "non si ripetano più". Così papa Benedetto XVI si è espresso a proposito della Shoah nel corso dell'udienza generale del mercoledì. "Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945 - ha aggiunto - venivano aperti i cancelli del campo di concentramento nazista della città polacca di Oswiecim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, e vennero liberati i pochi superstiti. Tale evento e le testimonianze dei sopravvissuti - ha proseguito - rivelarono al mondo l'orrore di crimini di inaudita efferatezza, commessi nei campi di sterminio creati dalla Germania nazista".
Scritte antisemite a Roma. C'è indignazione per le scritte antisemite comparse la notte scorsa a Roma. Con delle bombolette di spray nero alcuni estremisti di destra hanno imbrattato i muri di via Tasso e via Cavour con scritte del tipo "Olocausto propaganda sionista" e "27/01: ho perso la memoria", il tutto accompagnato da croci celtiche. A compiere il gesto, ha spiegato Giuseppe Mogavero, segretario del Museo della Liberazione di via Tasso, sarebbero state quattro persone incappucciate, riprese tra la mezzanotte e l'una da una telecamera i cui filmati sono ora al vaglio della Digos. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno (citato anche lui in una scritta: "Alemanno verme sionista") ha parlato di "un atto gravissimo, un'offesa senza pari al rispetto della persona umana".

La scorsa notte un altro grave episodio di antisemitismo si è verificato a Strasburgo, nel quartiere di Cronenbourg, dove nel cimitero ebraico sono state profanate diciotto tombe. Sulle lapidi sono state trovate delle svastiche e la scritta "Juden raus".
La cerimonia ad Auschwitz. E' qui, nell'ex lager nazista, che si è ricordato il 65esimo anniversario dalla liberazione del campo di sterminio divenuto il simbolo più infame del genocidio. Alla cerimonia, imbiancata dalla neve, erano presenti alcuni sopravvissuti, degli ex soldati dell'Armata Rossa e diverse personalità politiche, fra cui il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu. Visibilmente commosso, Netanyahu ha sottolineato come un terzo dei circa 23 mila "giusti" che sono ricordati al Memoriale dell'Olocausto Yad Vashem sono polacchi. "Dio vegli su questa terribile terra di Auschwitz e degli altri campi di sterminio", ha aggiunto il premier. 
Le accuse di Teheran. Anche nel Giorno della Memoria, parole durissime sono arrivate dall'Iran nei confronti di Israele. "Di certo verrà il giorno in cui le nazioni della regione saranno testimoni della distruzione del regime sionista", ha detto il leader supremo dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. "Il 'quando' di questa distruzione  -  ha aggiunto  -  dipenderà solo da come le nazioni islamiche affronteranno la questione".

E sono stati in molti oggi a criticare il regime di Teheran e a definirlo come "un pericolo per il futuro del mondo". "Occorre prendere molto sul serio le minacce pronunciate dal presidente iraniano", ha insistito il presidente del Congresso ebraico mondiale Ron Lauder, "e non fare come si fece con Hitler". Sulla stessa linea il presidente israeliano Shimon Peres, che da Berlino ha duramente criticato il governo di Teheran, esortando la comunità internazionale ad agire contro l'Iran. "Mai più - ha detto Peres - si potranno ignorare dittatori assetati di sangue che si nascondono dietro maschere demagogiche e pronunciano slogan omicidi".
(27 gennaio 2010)


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